Sanremo giovani? Una gran bella idea

Festival di sanremo, sanremo giovani 2016

Personalmente trovo che i Festival di Carlo Conti siano davvero strani, e Sanremo Giovani ne è la conferma. Complice forse un orario di messa in onda inusuale che ti permette di osare, il padrone di casa della kermesse canora ligure, dopo aver brillantemente dato luce lo scorso anno alla gara dei novellini, da quest’anno ha alzato l’asticella promuovendo Sanremo Giovani ben prima del canonico mese di febbraio, puntando al pomeriggio di Rai 1 risvegliando uno slot uguale a se stesso da troppo tempo. La rete è la solita, il suo volto non viene meno e addirittura lo studio è piuttosto familiare; Tale e quale show, si parte da lì, ma la scena è completamente diversa. C’è una giuria, un palco e tante esibizioni condotte da Carlo Conti, che per una volta scompare letteralmente dietro il format che diventa libero di pascolare affidandosi totalmente al montaggio. Continue reading “Sanremo giovani? Una gran bella idea”

Forte Forte Forte? Altro che Raffaella Carrà, l’unica forte è Asia Argento

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Joaquin Cortés Raffaella Carrà Forte Forte Forte

Forte Forte Forte è un talent show. Punto.

Partiamo da una premessa: Forte Forte Forte è un talent show. Nulla di più, nulla di meno. Non è stato concepito come programma televisivo “a forfait”, ma come un talent show puro che segue la retorica della perfezione nella voce, nei movimenti. Unico upgrade rispetto ai soliti talent della tv italiana lo si trova nel giudizio sulla tenuta del palco, poco valutata nelle proposizioni nostrane di diversi format.

Seconda considerazione: la scenografia, come già sottolineato su queste stesse pagine qualche settimana fa, è quella di The Voice of Italy. Nulla di più nulla di meno. Lo si nota non solo dalla pianta del palcoscenico, ma anche, ad esempio, dai fuochi che escono a bordo pista durante la sigla. Questo accadeva a The Voice of Italy durante le esibizioni. Un punto a favore, in questo caso, è da ricercare nella regia curata da Sergio Iapino, che ha scelto di addentrarsi dentro il rombo centrale creando movimento nella scena, fornendo così una prospettiva diversa.

Quante cose innovative all’orizzonte! Ehm…

Bene, per il resto non c’è nulla – o quasi – da dire. Forte Forte Forte è un talent show che segue la retorica imposta dal modello “talent”. Conduttore semi-fantasma durante i casting che interagisce con il parentame dei concorrenti, giuria che vuole fare la mamma velenosa e non si capisce se ci riesca o meno, ragazzi pieni di sogni nel bagaglio e che a volte si credono superuomini, banalità a raffica sparate sul palco. Tanta banalità. Qualche caso umano, ma per fortuna in minima dose; sarebbe stato troppo zuccheroso altrimenti.

Ivan Olita, dal canto suo, nonostante il poco spazio a disposizione, dimostra di avere una buona parlantina; a volte sfocia nell’indiscreto con considerazioni fuoriluogo al parentame, ma tutto sommato ha uno stile digeribile. È simpatico, regge le riprese. A tratti rispolvera il suo passato da conduttore di Top of The Pops, il che non è un male, ma si sente, almeno al momento, la poca esperienza nel campo che ha alle spalle.  Se vuole diventare davvero uno Forte Forte Forte ha buone basi per poter riuscire, anche se forse non lo farà appieno in questo contesto.

La giuria, l’immancabile giuria formata da 4 elementi come va di moda ora, c’è anche a Forte Forte Forte, e non poteva essere altrimenti. Ma diciamoci la verità, questa giuria è una sòla, e non nel senso che intende la Pausini ne La Solitudine. Se non fosse per Asia Argento, unica che dimostra di avere una manciata d’attributi, l’unico motivo per ascoltare i commenti del quartetto giudicante sarebbe la nostalgia verso Gigi Marzullo. Ma per fortuna lui a mezzanotte o poco più ritorna. Lo stilista non sa cosa sia l’italiano, il ballerino fa il piacione davanti alla telecamera, e Raffaella… Già, Raffaella Carrà?

Lei si che è una Forte Forte Forte, ma a The Voice of Italy ha imparato a fare la Paolo Brosio di turno, si sente la madre putativa di chiunque passi e dispensa consigli d’amore e passione a chiunque le chieda un’opinione; ma lo fa anche se non glielo si chiede, tanto è pagata per quello. Eccessiva celebrazione della diva da parte dei curatori del montaggio, troppe teche del caschetto a ricordare la Raffa che fu, come se oggi fosse già tumulata negli appartamenti cimiteriali.

Forte Forte Forte, nonostante il nome, tanto forte non è. Manca d’identità. Un talent perfetto, regia, montaggio e progetto grafico impeccabili, ma tutto sommato un programma come tanti. Lorella Cuccarini, puoi stare tranquilla, non ti stai perdendo nulla. Ah, nota a margine, complimenti per il disegno del dimante di luci che spunta da dietro la giuria.

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forte forte forte giuria

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Forte Forte Forte: scenografia rubata a The Voice of Italy. Regolamento di conti?

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Forte Forte Forte – Raffaella Carrà logo

Forte Forte Forte: Raffaella Carrà e Rai 1 insieme per distruggere The Voice of Italy?

Cose strane accadono in Rai, dove sembra che tutti odino The Voice of Italy! Soprattutto ora che Raffaella Carrà ha deciso di abbandonare la defilata Rai 2 per lanciarsi sull’ammiraglia con il suo Forte Forte Forte, talent show sorto dalle ceneri del mai nato Auditorium che ricorda vagamente un certo prodotto di Canale 5, tale Amici di Maria De Filippi, o forse anche no, visto che gli obbiettivi sembrano essere più ampi.

La stranezza di questo nuovo Forte Forte Forte, che vuole andare alla ricerca di artisti a tutto tondo in grado di saper cantare, ballare, condurre, sbucciare le noci a mani nude e far partorire ragnetti col cesareo, sta in quel che si intravede della scenografia, vagamento poco originale e “liberamente” ispirata a quell’altro talent show che Raffaella Carrà conosce molto bene. Quale? The Voice of Italy, ovviamente.

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Scenografia Forte Forte Forte
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Scenografia The Voice of Italy

(In fondo all’articolo altre foto della scenografia di Forte Forte Forte)

Scenografia riciclata da The Voice of Italy, e nemmeno tanto velatamente

Nonostante alla messa in onda ufficiale manchi ancora un mesetto – la prima puntata dovrebbe andare in onda venerdì 16 gennaio 2015 su Rai 1 – la potenza del web ha già spoilerato un buon numero di foto che confermano le indiscezioni sui nomi in giuria, composta da Asia Argento, Joaquìn Cortés e Philipp Plein, ma che mostrano anche uno spazio per nulla originale che definire identico a quello di The Voice è quasi riduttivo. La scenografia di Forte Forte Forte sembra essere praticamente la stessa di The Voice of Italy.

Le immagini sono state pubblicate sulla pagina Facebook The Voice of Raffaella Carrà, e si rifanno alla registrazione della prima puntata di casting realizzata lo scorso 13 dicembre, dove si nota una Raffaella seduta su di una poltrona di colore diverso rispetto a quelle degli altri giudici da cui si osserva con chiarezza lo spazio del palco che, viva l’originalità, ha la stessa forma a rombo di quello visto su Rai 2. Ecchègrandeoriginalità questo Forte Forte Forte!

Sarà la spendign review, o sarà stata la pigrizia dello scenografo chiamato ad allestire lo spazio, fatto sta che la scenografia di Forte Forte Forte richiama quella di The Voice of Italy non solo nel palco a rombo, ma anche nella postazione dei giudici (addirittura il posto della Carrà è nella stessa posizione che occupava a The Voice), nelle scalette semi-visibili che scendono dal palco e nei grandi ledwall posti a cornice della scena. Insomma, riciclo di progetti con scarsa originalità.

Tutta colpa della Carrà? Giancarlo Leone aveva un conto in sospeso…

Che The Voice of Italy sia trattato come il “Figlio della schifosa” (citazione illustre – Selvaggia Lucarelli docet) in casa Rai è cosa lampante, sembra quasi che il vero talent di Stato sia quell’Amici di Maria De Filippi osannato ogni 2×3 alla prima occasione utile sulle reti Rai, ma danneggiare in questa maniera lampante un talent show che potrebbe dare molto anche alle casse Rai sembra un omicidio premeditato aggravato dal futile movente. Che il movente sia l’ego di Raffaella Carrà? Può darsi, ma forse può essere un modo per Giancarlo Leone di scaricare la frustrazione accumultata per non aver visto The Voice of Italy sulla sua Rai 1. E dunque, Forte Forte Forte il capro espiatorio per emulare la controparte battendolo in anticipo.

Perché The Voice of Italy partirà molto dopo questo nuovo Forte Forte Forte, all’incirca dopo un mesetto buono, ed anche se le serate di programmazione dovrebbero essere diverse sarà comunque uno scontro fraticidio dove uno dei due dovrà soccombere all’atro, ed in cuor loro tutti sperano che ad avere la meglio sia Forte Forte Forte. Poi, diciamoci la verità, gli appassionati del genere non avranno l’ampiezza mentale per poter gestire le vicissitudini di tre talent show in onda quasi in contemporanea – Amici, Forte Forte Forte e The Voice of Italy -, dunque vince chi arriva prima sulla scena… O forse chi è più mediatico?

Lasciando da parte le capacità calamitiche di Maria De Filippi, che ogni anno dà filo da torcere alle controparti accalappiando un pubblico trasversale, in casa Rai quasi nessuno si è reso conto che i provini di The Voice of Italy sono partiti il mese scorso, mentre per Forte Forte Forte il richiamo dei talenti è iniziato già da quest’estate. Dunque, Raffaella Carrà capofila del programma – avrà un ruolo maggiore rispetto agli altri giudici – , scenografia fotocopia, messa in onda che batte sul tempo la controparte di Rai 2, ampia visibilità ottenuta…

Se a questo ci aggiungiamo la conduzione potenzialmente efficace di Ivan Olita e i grandi numeri che Rai 1 può offrire rispetto a Rai 2, beh, sembra che qualcuno abbia voglia di mandare in prepensionamento l’ottimo The Voice of Italy – a cui si infiliggono carenze tecniche ed autorali tali da farlo sembrare provinciale. A questo punto non resta che vedere i sentimenti del grande pubblico, e capire quale sarà il vero destino di The Voice of Italy, che sembra si voglia far scomparire il più rapidamente possibile dietro l’impronta imponente di Forte Forte Forte.

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Questo Nostro Amore 70: l’arte di rinnovarsi guardando alla storia

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Questo Nostro Amore 70 – Logo

Questo Nostro Amore 70: musiche inedite per nuovi punti di vista

Questo Nostro Amore 70, si sa, è una fiction storica, e dunque come tale dovrebbe avere lo scopo di raccontare il periodo storico d’ambientazione, o almeno questa è la prassi a cui ci hanno abituato annuali messe in onda di serie a tema storico che, sulla base di Raccontami, tendevano a fare da maestrine 2.0 del recente passato del nostro Paese.

Si è poi assistito spesso ad un abuso di musiche, a volte fuori contesto, prese dal periodo di riferimento e spalmate a casaccio lungo tutto il filo narrativo, e non era raro ascoltare Bandiera Bianca di Franco Battiato a sfondo dell’inquadratura di un gabinetto, con evidente equivoco su quale fosse effettivamente questa “bandiera bianca”.E se c’è una cosa che tocca violentemente la stabilità nervosa nello spettatore è proprio l’abuso di Orietta Berti, Patty Pravo e Michele Pecora gettati alla rinfusa a tutti i costi pur di evocare nella testa della gente quel preciso momento storico, come se non bastasse dichiararlo con usi e vestiti e ci sia necessità di ribadire ogni due scene su tre l’anno, il giorno, l’ora e il contesto con la musica giusta – o forse no – a circondare ogni più insulsa azione dei protagonisti.

Ma questo era il passato, o almeno così sembra buttando l’occhio anche solo allo spot di Questo Nostro Amore 70, sequel di Questo Nostro Amore, che nella sua seconda stagione è riuscita brillantemente nell’impresa di glissare l’ostentato didascalismo storico, obiettivo raggiunto anche grazie ad una piccola grande rivoluzione: l’introduzione delle canzoni inedite. Perché che senso avrebbe mettere al centro il Pupo e il Papa di turno senza dare spazio ad una vera ossatura narrativa a cui dare sfogo e su cui fare riferimento?

Questo Nostro Amore 70 stacca il passato e lo rende attuale nel periodo d’ambientazione

Con netto distacco rispetto al passato, anche rispetto alla prima stagione della stessa fiction, quest’anno una serie di musiche inedite messe ad intro e sfondo della narrazione, ma tutte ben innestate rispetto al periodo storico d’ambientazione, hanno rotto quella spirale di impressione di “già visto” che ci invade seguendo Raccontami, che allo stesso modo parla di amori e famiglia ma la cui storia passa in secondo piano rispetto ai fronzoli di contorno, musiche comprese.

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Screen sigla Questo Nostro Amore 70

La potenza dei brani scelti per Questo Nostro Amore 70 risiede, di contro, nell’invasione di novità che pervade lo spettatore quando segue la vicenda, che si lascia accompagnare alla scoperta di qualcosa che non conosce fino in fondo, riuscendo ad appassionarsi ma anche riuscendo ad imparare. Imparare ad ascoltare nuova musica, per esempio, un bello scossone per il fedele pubblico di Rai 1 sempre pronto a dondolarsi sulla sedia crogiolandosi tra le note di Albano e Romina. C’è poi una commistione particolare tra il nuovo delle musiche e il nuovo della fiction, che oltre a dare spazio alla narrazione della vicenda – e non del periodo storico – spalanca le porte trattando temi esistenti da sempre in una chiave completamente rinnovata, fusione questa che ben si innesta di riflesso anche con il contesto storico e le rivoluzioni al seguito.

Perché quando si parla di femministe riferendosi al passato si pensa in genere a soggette estrose, fautrici del sesso libero e libertà di divorzio e aborto. Mai si era presa fin’ora in considerazione l’idea di dipingere una femminista come una semplice e comune donna dell’epoca, madre di famiglia con quattro figli a carico e un marito da accudire, ma con un lavoro che le permette di guadagnare più del consorte e di provvedere economicamente ai bisogni ed al superfluo. Una femminista, per l’appunto, ma dipinta da donna qualsiasi come spesso storicamente accaduto, ma altrettanto troppo spesso ignorato dalle sceneggiature storiche italiane.

Si cambia musica, si cambia prospettiva. Non sarà forse la fiction più innovativa della nostra televisione, ma di sicuro Questo Nostro Amore 70 ha rinnovato un filone con tutti i meriti del caso, lanciando tra le righe un guanto di sfida al didascalico rimodernamento del linguaggio per future serie simili. Verrà raccolto da qualcuno?

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Roberto Benigni con i dieci comandamenti in prima serata su Rai 1. La clericata di fine anno

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Roberto Benigni – i dieci comandamenti

Roberto Benigni su Rai 1 per commentare i 10 comandamenti: la clericata dell’anno per chiudere in bellezza gli ossequi al Vaticano

Mi chiedete se è possibile che Rai 1 faccia una fiction sui trans? No, non è possibile. Qui c’è il Vaticano. Punto.

Lo ha detto Filippo Timi a Tv Talk nella puntata di sabato scorso, e la ragione, nostro malgrado, è tutta sua. Se non vi basta sfogliare l’elenco fiction Rai densa di preti, santi, monache più o meno verosimili e morale spicciola in ogni dove, e se non ne siete convinti neanche osservando i grandi appuntamenti di A Sua Immagine e surrogati, la preponderanza dello stato Vaticano nella comunicazione Rai si fa ora evidente (più del solito) con ben due – e dico due – serate tutte dedicate ai dieci comandamenti timonate nientemeno che da Roberto Benigni, che ha fatto della divulgazione la sua rinascita e cavallo di battaglia. Continue reading “Roberto Benigni con i dieci comandamenti in prima serata su Rai 1. La clericata di fine anno”

Minestrone Sanremo 2015: Carlo Conti con la testa agli anni ’80 dimentica la contemporaneità

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Tra le tante notizie del giorno che affollano le pagine di Google News – pagine che noi, da bravi Google addicted, frequentiamo giornalmente – ce ne sono alcune che, delle volte, ti spingono a domandarti se davvero quelle “news” siano notizie nuove e fresche, e non dei malfatti copincolla di qualche dichiarazione ultra decennale. Facendo i giusti calcoli, qualcosa come i “Festival di Pippo Baudo” dovrebbero essere figli degli ormai andati anni ’60, quelli del famigerato boom economico per intenderci, quando il massimo della tecnologia per chi voleva godersi la televisione erano immagini in bianco e nero poco definite, talvolta allargate con delle finestrine-lenti d’ingrandimento che facevano diventare gli omini impostati della tv di allora in macchie informi degne delle orrende lavalamp tanto in voga negli anni ’70.

A scovare nel cilindro quel modo di fare Festival ci ha pensato proprio oggi il buon caro, ma a volte vecchio, Carlo Conti, il prezzemolino di Rai 1 a cui finalmente, dopo anni e anni di voci ed indiscrezioni mai andate a buon fine, è stato affidato il tanto agognato palco dell’Ariston di Sanremo, su cui riporterà il gusto degli eventi di Pippo Baudo che sul palco del festival non si vede dal 2008, quando chiuse in bruttezza con una dimenticabile edizione la sua lunga carriera da festivaliero. Continue reading “Minestrone Sanremo 2015: Carlo Conti con la testa agli anni ’80 dimentica la contemporaneità”