I #Disadattati verso il Festival di Sanremo – IL VIAGGIO

Dopo la grande avventura di Pechino Express, l’incontenibile voglia di evadere dei #Disadattati ha trovato il suo nuovo sfogo: il Festival di Sanremo.

Ok, c’è Carlo Conti che forse non è il massimo, e quella scenografia poi, un utero geometrico buono solo a farci rimpiangere il design delle Crocs. Ma lo diceva Pippo Baudo che Sanremo è Sanremo. Pippo santo però che prezzi! Che all’internet venga un colpo!

Io e il mio amico #Disadattato li stiamo spulciando tutti, uno per uno, ma ogni sito web che visitiamo riporta sempre le stesse cifre browse around here. Platea 180€ a sera per le prime quattro sere, 660€ per assistere al gran finale con la baracca smantellata. Galleria, quella dei poveracci: 100€ prima, seconda, terza e quarta serata, trecentoventi bastano per la chiusura. Ignoro il portafogli perché quello ha solo farfalle, ma forse il porcellino di mamma dovrebbe avere qualcosa… Lo apro? Non lo apro! Cosa faccio!?Un colpo secco. distrutto. Tante lire, troppe lire; mamma è ricca e non me lo ha detto! Per fortuna anche tanti euro, qualche biglietto da 200, uno da 100 e tante 50 che fanno al caso mio. Nel cumulo sono la bellezza di 657,50€, e se ci aggiungo gli spicciolini ho la finale garantita. Il problema è che il mio amico non ha una mamma ricca come la mia, ma per fortuna ha una zia, la zia di Pigna, che poveraccia non ha uno straccio di marito e nemmeno i gatti hanno il coraggio di accostarla. Gli toccherà chiamarla.

Acida come una bevuta di grappa, la signora Pigna non si è mica degnata di recarsi a Sanremo a comprare gli stramaledetti biglietti per noi con i suoi soldi. I chilometri che separano Pigna da Sanremo sono circa 17, non è un buon segno; il mio amico si rassegna, gli toccherà il sacrificio di qualche giorno di lavoro.

Una valigia, tutto è pronto: i #Disadattati verso il Festival di Sanremo 2016!

La sessantaseiesima edizione del Festival di Sanremo è sempre più vicina a noi; abbiamo i soldi, abbiamo la speranza, abbiamo la voglia di toccare dal vivo il botox di Gabriel Garco. Sveglia alle 4 di mattina; prima un bus, poi un altro, siamo a Roma. Qualche minuto di attesa e poi via col primo treno, saltiamo sul secondo e maciniamo un ritardo di tre quarti d’ora. Alla fine arriviamo a Sanremo in piena notte, non capiamo qual è la meta, blocchiamo auto come forsennati e bussiamo a portoni facoltosi in attesa della questua. Ah già, ma non è Pechino Express. C’è però che ci abbisogna di un treno per arrivare a Pigna, ma a quanto pare dorme anche il capotreno. Buonanotte ferrovia.

Sono le sei, non è la sveglia che suona ma lo snervante speaker delle ferrovie dello Stato: “Il treno regionale veloce diretto a Pigna è in arrivo al binario 1. Allontanarsi dalla linea gialla”. Fare il biglietto non ci servirà a quest’ora: ma che bella idea salire a scrocco sul vagone! Beccati, multa. Stracciata. Per strada.

Il treno si ferma: siamo di nuovo a Sanremo! Ma non c’è Carlo Conti, nemmeno l’orchestra, Arisa, le poltrone… Ah già, non siamo ancora arrivati all’Ariston. Cammina cammina, archiviata Pigna, non sappiamo dove andare, ma un gentilissimo signore col bastone alzato ci urla la destinazione che dovrebbe essere affianco qualcosa, tipo affancosa, forse.

Alla fine ci raccapezziamo, la vediamo capeggiare lì, in alto, brillante come uno specchio in controluce e riflettente come mille lampadine spente: ARISTON. Ammazza quant’è brutto dal vivo. Corriamo al botteghino, siamo in fila insieme a tanta gente che aspetta Checco Zalone; analfabeti, ma cosa leggono sui manifesti? È il nostro turno, la signora della cassa ci guarda; alza il sopracciglio. Ci squadra. Si guarda intorno. Non ci dà i biglietti. Niente biglietti??

Un Festival, una busta, un’enigma. Carlo Conti, a che gioco stai giocando?

A quanto pare la priorità è solo per i riccastri da abbonamento, a meno di non aspettare i rimasugli del 3 febbraio quando le vendite dei pacchetti saranno terminati… La signora ammicca, sorride, fa smorfie. Poi alza il tono della voce e ci dà una piccola busta bianca, tipo quelle da matrimonio ma senza i soldi dentro:

“Maurizio ‘O Bajardese. 3336quattrovoltequattro10”

Che sia un”enigma da risolvere per accedere al Festival di Sanremo partorito dalla mente del geniale Carlo Conti? Usciamo, il cuore batte a mille, prendiamo il cellulare: 3336quattrovoltequattro10. Chiamiamo…

[CLICCA QUI per la seconda parte]

One Reply to “I #Disadattati verso il Festival di Sanremo – IL VIAGGIO”

Comments are closed.