Lunedì scemo? No, stupido come l’uomo moderno. Uno scemodì

Stamattina comincia la giornata con questa consapevolezza: sei più stupido dei tuoi antenati. E anche dei tuoi amici, probabilmente, e dei tuoi colleghi, di tua madre, di tua suocera… Sempre che tu sia stato abbastanza stupida da fidanzarti. E se hai notato l’improvviso cambio di sesso nella frase che hai appena letto, batti il cinque: fai parte del club dei geniali intelligenti!

Se lallero. Crederci sempre arrendersi mai, recitava la buona Mona, nemmeno davanti all’evidenza di una ricerca scientifica fatta con tutti i crismi del caso in cui noi, poveri omuncoli del 2000 d.C. imbambolati da automobili, device digitali e cd di Gianni Fiorellino, ne usciamo con le ossa rotte anche se confrontati con le scimmie del Burkina Faso anziane di qualche miliardino di anni. E se qualche miliardino di anni fa ci siano state o meno delle scimmie nel Burkina Faso non spetta a me dirlo, io sono pur sempre del 2000.1993, per la precisione. Ma poco importa, perché, stando a quanto riporta l’autorevole rivista scientifica GQ nella sua versione digitale per-i-pezzenti-senza-abbonamento, pare proprio che il difetto di stupidità non risieda in Facebook, Twitter o negli articoli di Michele Monina, ma proprio nel DNA; sì, quella cosa a spirale che ci cammina dentro, forse, da qualche parte, boh… Insomma, ajvoglia a fa’ finta d’esse ‘nteligenti, che qui noi s’è capre dentro!

Siamo senza speranza: la stupidità dell’uomo moderno è questione di DNA

Che duro colpo, di primo impatto. Almeno finché poi non ti passano per la testa tutti quei vantaggi che l’essere stupido porta con sé, e che ben insegna Flavia Vento nei suoi decaloghi Twitterini che non ricordo bene dove siano stati pubblicati. Come, su Twitter? Ah già.

Ecco, appunto. Tipico esempio di stupidità funzionale di cui, fino a ieri, una qualsiasi domenica pallosa come tutte le altre, ti saresti imbarazzato fino a sotterrati. Ma come, cerchi la penna e non vedi che la tieni in mano? Eh no, io sono un uomo del 2000 baby… Vuoi fare un giro sulla mia Scemolet?

Oppure, ancora, schiantarsi contro un palo in pieno giorno, in pieno centro, a Caracalla, cercando di leggere sullo smartphone una mappa che, nonostante tutti gli sforzi e i buoni propositi di Google, non ci condurrà mai alle terme. Perdersi, per poi riperdersi, per poi riperdersi in un loop infinito almeno finché, un bel giorno, non arrivi un “Cittadino della Atene del 1000 avanti Cristo” o, peggio del peggio, “Direi lo stesso degli antichi abitanti di Africa, Asia, India e Americhe tra 2000 e 6000 anni fa che puff, come un soufflé che si ammoscia nel forno, smonterebbero anche le forzute braccia di Alberto Angela che tanto brama la giovane Michielin.

O forse no, perché loro, gli Angela, sono cittadini del passato, del presente, del futuro. E più andremo avanti con la storia e con il tempo, tanto più Alberto Angela e l’immortale babbo Piero Angela ci faranno apparire degli inetti, dei cialtroni, dei buoni a nulla. Perché loro l’Atene del 1000 a.C. non l’hanno studiata, no: l’hanno vissuta. Un po’ come dei custodi della Pietra Filosofale, sapienti conoscitori della formula dell”elisir di lunga vita, gli Angela sono tra noi grazie a prodigi della tecnica possibili soltanto a uomini di millenni d’anni fa.

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