Su Rai 3 a cena sotto un Gazebo con Diego Bianchi. E il pranzo? A base di coniglio

Diego Bianchi La7 Gazebo Rai 3

Se per caso siete tra quelli che preferiscono il classico TG1 alle 20.00 in punto di sera, allora da settembre rimanete pure sintonizzati su Rai 1. Ma se invece site amanti dell”avanguardia pura – sì, mi piace allargarmi oltremisura – allora godetevi quei primi 10 minuti e mezzo sulla prima rete di Stato, ma poi switchate rapidi rapidi su Rai 3 alle 20.10 perché, udite udite, Diego Bianchi e la bandicciola di Gazebo si trasferisce in pianta stabile, ogni sera, per far tremare Tiziana Ferrario.

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Ballarò con Massimo Giannini alla ricerca delle masse? Tangibile la paura dello share

Ballarò Rai 3 Massimo Giannini
Ballarò Rai 3 Massimo Giannini
Ballarò Massimo Giannini

Eccesso di promozione per Ballarò di Massimo Giannini

Ormai lo sa chiunque, lo sanno i muri, lo sanno i vecchi tubi catodici ed i più moderni oled, lo sanno le unghie, lo sanno gli occhiali e lo sanno per sino le pecore sarde: stasera torna Ballarò. Con Massimo Giannini. E con Roberto Benigni. Ebbene, dopo il passaggio di Floris verso le sponde di Urbano Cairo il rilancio del nuovo-vecchio Ballarò ha letteralmente monopolizzato ogni singolo blocco pubblicitario lungo le tre reti principali Rai, con spazi nei break di Porta a Porta, in mezzo a Pechino Express, durante La Vita in Diretta e persino tra un episodio e l’altro di Peppa Pig, creando un congestione pubblicitaria che ben prima dell’inizio ha già fatto salire sullo stomaco questo nuovo Ballarò.

Stile rapido, voce convincente ed una meravigliosa ed energica colonna sonora gentilmente offerta da Ivano Fossati stanno caratterizzato il forsennato lancio della nuova gestione Ballarò, meno folkloristica nella musichetta e senza pupazzetti fumettati d’ordinanza, che quest’anno si avvarrà addirittura della presenza eccezionale di Roberto Benigni dopo che il pelato Crozza ha seguito verso La7 il vecchio padrone di casa. E sembra proprio che non si sia badato a spese con questo nuovo Ballarò, sicuramente si è ecceduto nel promuoverlo non solo su Rai 3, ma anche e soprattutto nelle altre reti Rai come mai si è visto con altri programmi non meno degni di nota.

Giannini vs Floris: paura dello share? A giudicare dagli spot sembrerebbe proprio di sì

E’ altamente probabile – anzi, praticamente la certezza è assoluta – che la paura della terza rete di Stato di vedere i propri spettatori accompagnare Floris su La7 abbia provocato una certa ansia spasmodica ai piani alti della direzione; si cerca di scongiurare ad ogni costo che la partita di Ballarò contro DiMartedì (questo il titolo del nuovo spazio di Floris) venga vinta dal competitor di La7 a discapito di Giannini, che già deve fare i conti con il fantasma non indifferente del suo predecessore. La sfida si giocherà infatti ad armi quasi pari negli stessi orari e nello stesso giorno della settimana, con una partenza in simultanea questa sera in uno scontro diretto i cui risultati, alla fine dei giochi, saranno inequivocabili. Ma tale sfida può giustificare l’eccesso di promozione per un singolo programma?

La macchina promozionale messa in piedi dalla nuova squadra di Rai 3 ha raggiunto livelli quasi ossessivi, quella musica rokkeggiante di Ivano Fossati risuona ripetutamente in televisione e si è già piantata ossessivamente in testa, e vedere spalmati i promo di Ballarò praticamente dappertutto sembra non solo oltremodo esagerato, ma anche superfluo visto che sembra non esserci una logica di piazzamento. Pare infatti che le dirigenze Rai non stiano andando ad intercettare il giusto pubblico con posizionamenti mirati in slot pubblicitari adeguati, come può ad esempio essere lo spazio d’intermezzo in Porta a Porta, durante il Tg3 o comunque in quei momenti in cui davanti allo schermo si trova gente che ama informarsi su politica e attualità seguendo anche contenitori stile talk.

Logica della massa a discapito dell’intercettazione del giusto pubblico di riferimento

Non c’è logica quando lo spot si piazza in ogni angoloe sembra stare bene dappertutto grazie al ritmo con cui è stato costruito – e diventa difficile seguirne il percorso, come se si cercasse la massa ad ogni costo piuttosto che il pubblico giusto, adatto ed interessato a certe tipologie di discussione. La paura di perdere la gara dell’ascolto c’è e si vede, ma forse lo si sta facendo notare davvero troppo sfiorando i limiti della sopportazione, con l’eccessiva ansia palpabile a tratti irragionevole che tale loop di spot porta con sé. E se malauguratamente, domani mattina, i numeri dello share dovessero dare risultati diversi o opposti a quelli sperati? Davvero la ricerca della massa a tutti i costi può rendere un nuovo prodotto un prodotto vincente, o piuttosto, come ogni bravo imprenditore farebbe, il successo lo si ottiene concentrandosi sul proprio target di riferimento? Una domanda questa dalla risposta ovvia, ma forse il mio concetto di ovvietà divaga rispetto a quello considerato da chi progetta questo genere di televisione.

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