Moleskine Smart Writing l’ho inventata io. La mia infanzia geniale

Moleskine Smart Writing, il nome è complicato, la sua diffusione social meno. Social e mica solo, vista l’ansia dilagata in una miriade di testate di settore (GQ in testa, non chiedetemi perché) corsa a colpi di SEO e ditate sulla tastiera per parlare della nuova, mirabolante Pen+ targata Moleskine che, fidatevi di loro, promette miracoli. Sì, miracoli; tipo quelli di Lourdes dove una gamba zoppa diventa iperattiva e si spera mai viceversa. Nel caso specifico il miracolo di una penna, stupidamente banale a colpo d’occhio, che poi si rivela avere di quelle caratteristiche che poltrona di Stephen Hawking fammi largo, ti risolvo tutto io.

Moleskine Smart Writing vs. Penna Digitale.
Storia del successo di un’idea visionaria

Va bé forse un po’ meno, con la poltrona l’ho sparata grossa. Non voglio certo prendermi la paternità dell’elisir di lunga vita e far pagare i diritti di brevetto a J.K Rowling, ma l’idea della Moleskine Smart Writing, mi spiace per quanti credono in Giulio Iacchetti e tutti i tecnici al lavoro, è realmente mia. Ai tempi aveva un nome più semplice, Penna Digitale, le sole connessioni IrDA e BluethootWi-fi e NFC sono roba moderna – e un’autonomia praticamente infinita grazie alla curiosa ed efficiente applicazione di una tecnica poi mai impostasi sul mercato. Funzionava con OS Gulp, perché nella mia meticolosità di allora riuscii a tirar su anche un lato software assolutamente impeccabile.Il congegno andò in vendita in tutti i negozi di elettronica accreditati con La Casa di Vito, poi diventata Electron (visionario sì, con i nomi meno), innovativa multinazionale di cui ero CEO quando ancora nemmeno conoscevo l’esistenza di tale sigla, e men che mai il suo significato. La Penna Digitale, di cui Moleskine Smart Writing è solo una copia postuma alla cessione delle mie fabbriche, leggera, bella nell’aspetto e accattivante anche per un pubblico Business, colorata di viola, aveva dei plus che al momento nessun’altra Pen 2.0 ha avuto il coraggio/la possibilità di applicare; dall’inchiostro multicolore auto-rigenerante alla batteria interna ricaricabile col solo utilizzo della stessa. Innumerevoli erano i punti di forza della mia Penna Digitale, uno fra tutti, fondamentale, quello di non avere limiti di spazio.

Perché questa Moleskine Smart Writing che tanto piace a chi piace, pur avendo in comune con la Penna Digitale la possibilità di virtualizzare un tratto fatto a mano su un foglio, ha bisogno di un taccuino di supporto. E la mia, fidatevi, faceva miracoli anche su muri e montagne. Non solo riconosceva colore e consistenza del supporto su cui si scriveva a mano, ma era in grado anche di individuare l’ampiezza di scrittura/disegno e giungere dunque ad un calcolo delle dimensioni del foglio, della parete, della roccia, riportando una copia fedele del quanto sul praticissimo schermo dell’avanzato PC Electron, operante con OS Gulp.

Una manciata di pollici, 8 circa, quando ancora i portatili erano mattoni da malta, leggerezza da campioni, una UI innovativa da far invidia a Windows XP, connettore hardware proprietario superato in efficienza e versatilità solo da USB 3.1; schermo touch ed espansione della tastiera che quella Surface, al confronto, parrebbe un giocattolo: queste le caratteristiche peculiari, notevolmente avanti coi tempi allora, del PC Electron. Bastava scrivere per generare dati nella Penna Digitale, prontamente compattati e archiviati in una memoria flash interna dalla grande capienza, ricaricandola al contempo sfruttando il movimento cinetico e generando inchiostro multicolore, miscibile a seconda delle esigenze con un lento scroll sul bordo dell’aggeggio. Uno scatto e la registrazione era trasferita e scompattata, pronta per essere modificata, duplicata, archiviata.

Posizione GPS non rilevabile economicamente ai quei tempi, parliamo pur sempre del tardo ‘900 e dei primi del 2000, ma tant’è che mi consola che questa manchi anche alla Moleskine Smart Writing, arrivata sul mercato a quasi un ventennio dalla messa in produzione della mia Penna Digitale. Fu un successo all’epoca, quando i modelli precursori degli smartphone erano ad appannaggio esclusivo della Electron che già ne vedeva un futuro roseo; milioni i pezzi venduti, irrisorio il prezzo che si adattava al budget di un bambino accumulato in mesi di feste e compleanni. Anche se irreale e tecnicamente mai realizzata, la Penna Digitale fu, allora, tra le più grandi conquiste della mia fantasia.